La guerra
nella ex Jugoslavia è quella di cui si sente parlare meno.
Quando si
parla di conflitti si pensa subito alle due guerre mondiali: se si parla di
genocidio ci viene subito in mente quello degli Ebrei durante la seconda guerra
mondiale, se si parla di bombardamenti pensiamo alle bombe atomiche, se si
parla di trincee prendiamo in considerazione la prima guerra mondiale…
Ma tutto ciò
è avvenuto anche nei territori dei Balcani, in una terribile guerra di secessione
che spesso si ignora; io per prima non sapevo bene cosa fosse accaduto in quei
territori.
Alcuni dati
fanno capire il dramma di questa guerra: nella prima guerra mondiale le vittime
sono state quasi tutte tra i soldati, solo il 10% tra i civili, nella seconda
guerra mondiale il numero delle vittime tra i civili è salito di molto,
arrivando al 67%, nella guerra in ex Jugoslavia, invece, le vittime tra i
civili sono state il 95%.
Bastano queste
cifre per riflettere su come sia stata questa guerra e sulle sue conseguenze.
Le violenze
e gli stupri erano all'ordine del giorno; molto frequenti erano i bombardamenti
nei luoghi più affollati come i mercati, le partite di calcio, le file per i
rifornimenti di viveri, e gli spari dei cecchini nascosti nei palazzi. Non vanno
dimenticati i numerosi episodi di pulizia etnica, tra cui quello di Srebrenica.
Questa guerra
è stata un po’ diversa dalle altre perché non c’erano confini precisi tra le
aree nemiche, ma all'interno di una stessa città vi erano quartieri di un’etnia
e quartieri di un’altra; era uno scontro combattuto palazzo contro palazzo. Gli
edifici più alti erano quelli dove spesso si nascondevano i cecchini, che
riuscivano ad uccidere in poco tempo tutte le persone che passavano sulla
strada sottostante. È tristemente noto che questo tipo di soldati colpiva
principalmente i bambini; in questo modo si obbligavano i genitori a fermarsi
ad aiutare il figlio e quindi a rischiare la vita. Un simbolo rimasto nella
memoria è il ponte di Vrbanja a Sarajevo, una posizione strategica serba dove i
cecchini fecero moltissime vittime. Tra queste vanno ricordate le prime due
della guerra, due ragazze (una bosniaca e una serba) che stavano partecipando
ad una manifestazione per la pace, e i “Romeo e Giulietta di Sarajevo”, due
giovani innamorati (lei bosniaca, lui serbo) il cui amore aveva resistito all'odio
etnico, uccisi mentre cercavano di fuggire insieme.
Molto gravi
sono stati gli episodi di pulizia etnica, avvenuti soprattutto in Croazia e in
Bosnia. Il principale fu quello a Srebrenica, dove in poche ore morirono più di
8000 persone, tra cui 7500 musulmani. Era una cittadina controllata e protetta
dalle truppe dell’ONU, ma nonostante ciò non si è riusciti ad evitarlo. Da questo
si capisce lo scarso intervento da parte dell’ONU: distribuivano aiuti
umanitari alle persone, ma non hanno contribuito molto per mettere fine alla
guerra.
Questo conflitto
ha portato a terribili conseguenze che si vedono ancora oggi.
La devastazione,
la povertà, la mancanza di un posto in cui abitare sono state solo alcune delle
cause che hanno spinto numerose famiglie ad abbandonare il proprio paese e a
recarsi all'estero, dove hanno cercato di rifarsi una vita, ripartendo da zero.
Non riesco nemmeno ad immaginare le difficoltà che avranno affrontato, sia per
riuscire a lasciare il paese, sia per integrarsi nel nuovo stato.
Bisogna anche
ricordare i moltissimi bambini rimasti orfani, senza più nessuno che si
prendesse cura di loro, sicuramente traumatizzati e incapaci di ricostruirsi
una vita felice.
Inoltre bisogna
pensare a come abbiano vissuto e vivono tuttora le donne vittime di stupro, un
aspetto della guerra a lungo sottovalutato. Devono convivere tutti i giorni con
il ricordo della terribile esperienza subita e spesso vengono escluse dalla
società, a volte anche dalle stesse famiglie. Si sono ritrovate sole e, tra
quelle che sono rimaste incinte, molte hanno abortito (anche perdendo la vita),
altre si sono suicidate, moltissime hanno abbandonato i neonati nel bosco,
alcune invece hanno tenuto coraggiosamente il loro piccolo. Hanno di solito anche
avuto difficoltà a legare con le altre persone. Questa situazione si vede molto
chiaramente nel film “Il segreto di Esma”, nel quale la protagonista,
violentata durante la guerra, ha difficoltà a relazionarsi non solo con gli altri,
ma anche con la figlia adolescente.
Un’altra
conseguenza portata dalla guerra è stata la devastazione di quei territori. Ancora
oggi molte case restano distrutte, c’è una forte desolazione nelle città,
moltissime persone sono povere e per riuscire a sopravvivere hanno dovuto
sfruttare in ogni modo possibile quello che avevano a disposizione, ad esempio
coltivando in ogni spazio libero.
Mi ha
colpito molto come i soldati cercassero in tutti i modi di nascondere i corpi
delle persone uccise, di far sparire le tracce. Tuttora molte persone sono disperse
o devono ancora essere identificate.
La cosa
secondo me più sconvolgente è che vicini di casa, amici si ritrovano
improvvisamente nemici solo perché erano di etnia diversa; si ruppero amicizie
e ci si incolpò a vicenda solo per questioni irrilevanti, come la nazionalità e
la religione.
Mi ha colpito
molto la frase di un sopravvissuto: “È stato più facile correre sotto le bombe
che camminare sulle macerie”. Secondo me questa frase fa capire la distruzione
delle città, ma soprattutto lo stato d’animo delle persone, sia durante la
guerra che alla fine. Non riesco nemmeno ad immaginare il dramma interiore
provato da quelle popolazioni, perché le guerre ti portano via tutto: casa,
lavoro, persone care, amicizie, legami, progetti, desideri e speranze.
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