domenica 12 aprile 2015

“È stato più facile correre sotto le bombe che camminare sulle macerie” commento di Claudia Cagnato

La guerra nella ex Jugoslavia è quella di cui si sente parlare meno.
Quando si parla di conflitti si pensa subito alle due guerre mondiali: se si parla di genocidio ci viene subito in mente quello degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale, se si parla di bombardamenti pensiamo alle bombe atomiche, se si parla di trincee prendiamo in considerazione la prima guerra mondiale…
Ma tutto ciò è avvenuto anche nei territori dei Balcani, in una terribile guerra di secessione che spesso si ignora; io per prima non sapevo bene cosa fosse accaduto in quei territori.
Alcuni dati fanno capire il dramma di questa guerra: nella prima guerra mondiale le vittime sono state quasi tutte tra i soldati, solo il 10% tra i civili, nella seconda guerra mondiale il numero delle vittime tra i civili è salito di molto, arrivando al 67%, nella guerra in ex Jugoslavia, invece, le vittime tra i civili sono state il 95%.
Bastano queste cifre per riflettere su come sia stata questa guerra e sulle sue conseguenze.
Le violenze e gli stupri erano all'ordine del giorno; molto frequenti erano i bombardamenti nei luoghi più affollati come i mercati, le partite di calcio, le file per i rifornimenti di viveri, e gli spari dei cecchini nascosti nei palazzi. Non vanno dimenticati i numerosi episodi di pulizia etnica, tra cui quello di Srebrenica.
Questa guerra è stata un po’ diversa dalle altre perché non c’erano confini precisi tra le aree nemiche, ma all'interno di una stessa città vi erano quartieri di un’etnia e quartieri di un’altra; era uno scontro combattuto palazzo contro palazzo. Gli edifici più alti erano quelli dove spesso si nascondevano i cecchini, che riuscivano ad uccidere in poco tempo tutte le persone che passavano sulla strada sottostante. È tristemente noto che questo tipo di soldati colpiva principalmente i bambini; in questo modo si obbligavano i genitori a fermarsi ad aiutare il figlio e quindi a rischiare la vita. Un simbolo rimasto nella memoria è il ponte di Vrbanja a Sarajevo, una posizione strategica serba dove i cecchini fecero moltissime vittime. Tra queste vanno ricordate le prime due della guerra, due ragazze (una bosniaca e una serba) che stavano partecipando ad una manifestazione per la pace, e i “Romeo e Giulietta di Sarajevo”, due giovani innamorati (lei bosniaca, lui serbo) il cui amore aveva resistito all'odio etnico, uccisi mentre cercavano di fuggire insieme.
Molto gravi sono stati gli episodi di pulizia etnica, avvenuti soprattutto in Croazia e in Bosnia. Il principale fu quello a Srebrenica, dove in poche ore morirono più di 8000 persone, tra cui 7500 musulmani. Era una cittadina controllata e protetta dalle truppe dell’ONU, ma nonostante ciò non si è riusciti ad evitarlo. Da questo si capisce lo scarso intervento da parte dell’ONU: distribuivano aiuti umanitari alle persone, ma non hanno contribuito molto per mettere fine alla guerra.
Questo conflitto ha portato a terribili conseguenze che si vedono ancora oggi.
La devastazione, la povertà, la mancanza di un posto in cui abitare sono state solo alcune delle cause che hanno spinto numerose famiglie ad abbandonare il proprio paese e a recarsi all'estero, dove hanno cercato di rifarsi una vita, ripartendo da zero. Non riesco nemmeno ad immaginare le difficoltà che avranno affrontato, sia per riuscire a lasciare il paese, sia per integrarsi nel nuovo stato.
Bisogna anche ricordare i moltissimi bambini rimasti orfani, senza più nessuno che si prendesse cura di loro, sicuramente traumatizzati e incapaci di ricostruirsi una vita felice.
Inoltre bisogna pensare a come abbiano vissuto e vivono tuttora le donne vittime di stupro, un aspetto della guerra a lungo sottovalutato. Devono convivere tutti i giorni con il ricordo della terribile esperienza subita e spesso vengono escluse dalla società, a volte anche dalle stesse famiglie. Si sono ritrovate sole e, tra quelle che sono rimaste incinte, molte hanno abortito (anche perdendo la vita), altre si sono suicidate, moltissime hanno abbandonato i neonati nel bosco, alcune invece hanno tenuto coraggiosamente il loro piccolo. Hanno di solito anche avuto difficoltà a legare con le altre persone. Questa situazione si vede molto chiaramente nel film “Il segreto di Esma”, nel quale la protagonista, violentata durante la guerra, ha difficoltà a relazionarsi non solo con gli altri, ma anche con la figlia adolescente.
Un’altra conseguenza portata dalla guerra è stata la devastazione di quei territori. Ancora oggi molte case restano distrutte, c’è una forte desolazione nelle città, moltissime persone sono povere e per riuscire a sopravvivere hanno dovuto sfruttare in ogni modo possibile quello che avevano a disposizione, ad esempio coltivando in ogni spazio libero.
Mi ha colpito molto come i soldati cercassero in tutti i modi di nascondere i corpi delle persone uccise, di far sparire le tracce. Tuttora molte persone sono disperse o devono ancora essere identificate.
La cosa secondo me più sconvolgente è che vicini di casa, amici si ritrovano improvvisamente nemici solo perché erano di etnia diversa; si ruppero amicizie e ci si incolpò a vicenda solo per questioni irrilevanti, come la nazionalità e la religione.

Mi ha colpito molto la frase di un sopravvissuto: “È stato più facile correre sotto le bombe che camminare sulle macerie”. Secondo me questa frase fa capire la distruzione delle città, ma soprattutto lo stato d’animo delle persone, sia durante la guerra che alla fine. Non riesco nemmeno ad immaginare il dramma interiore provato da quelle popolazioni, perché le guerre ti portano via tutto: casa, lavoro, persone care, amicizie, legami, progetti, desideri e speranze.        



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